Il mondo del Programmatic Advertising è in grande fermento dopo l’annuncio che alla fine del 2021 anche Google Chrome non riconoscerà più i cookies di terze parti, esattamente come già fanno Safari e Firefox ma con un impatto notevolmente più elevato sulla monetizzazione. I cookies di terze parti infatti sono il fondamento del digital advertising online da almeno 10 anni, ciò che ha sostenuto il business model del contenuto gratuito in cambio di pubblicità e che ha sostanzialmente guidato l’intero digital adv verso il Programmatic Advertising.
L’assenza di adv profilabile su base cookies, senza tecnologie alternative, provocherà una riduzione di valore impressionante per gli editori digitali e sposterà sempre più denaro verso i Wallen Garden quali Google, Facebook e Amazon che di dati di prima parte ne hanno ben consolidati e organizzati. Non solo. In un mondo in cui i dati sono concentrati su poche entità, il machine learning guiderà i principali processi di buying e in un mondo di automatismi a vincere saranno sempre i più grandi.
Quale futuro dunque per gli Editori Digitali? La strada che sta imboccando l’industry è quella di marcare rapidamente i propri Lettori Digitali con un “identificativo” universale che li associ al proprio sito a partire da una email quale minimo comune denominatore – la quale una volta criptata diventa un Universal/Identified/Unique ID o come lo si voglia chiamare che le nuove piattaforme in rampa di lancio quali Liveramp, Zeotap, Adform, provvederanno a rendere interoperativi con SSP e DSP che progressivamente si stanno integrando tra loro.
Al momento non esiste uno standard tecnologico, IAB Europe ci sta lavorando con più tavoli di lavoro aperti. E pur non essendo un processo che porterà soldi nell’immediato gli Editori dovranno dotarsi al più presto di una filosofia e di un approccio in questa direzione.